Mutualismo Homo sapiens e coltivazioni
L'agricoltura e' espressione dell'interazione mutualistica tra Homo sapiens e specie domesticabili.
L'agricoltura non fu ne' scoperta ne' inventata, ma rappresento' per le popolazioni viventi nelle aree in cui essa comparve spontaneamente la prima vera rivoluzione, infatti grazie all'agricoltura e all'allevamento, e' stato possibile
- Aumento della densita' di popolazione
- Immagazzinamento di surplus alimentare
- Nascita di una classe di specialisti non dediti alla produzione di cibo (stratificazione della societa')
La piu' antica zona di produzione alimentare al mondo, nonche' il sito originario delle principali specie domenstiche animali e vegetali che oggi vengono coltivate e allevate, e' stata la Mezzaluna fertile.

L'area presenta un clima tipicamente mediterraneo, con estate caldo-secca e inverno piovoso piu' o meno mite. Il che favorisce piante a ciclo breve che superano la stagione avversa (estate) sotto forma di semi.
Il clima mediterraneo, anche se non particolarmente diffuso, non e' esclusivo della Mezzaluna fertile.

Ma nelle altre aree che lo presentano probabilmente l'agricoltura non sorse spontaneamente, i caratteri che rendono questa regione del Vicino Oriente cosi' particolare sono:
- Il fatto che sia la piu' vasta distesa di terre a clima mediterraneo, tutt'altro che omogenea dal punto di vista orografico; che presenti la maggiore escursione termica stagionale, con conseguente elevata frequenza di terofite (le piante appartenenti a questa forma biologica utilizzano energia soprattutto per la produzione di grossi semi non deperibili e quindi in grado di essere conservati)
- La presenza di mammiferi di grossa taglia, adatti alla domesticazione (buoi, capre, pecore, maiali) preziosi aiutanti, nonche' fonte di proteine
- E' probabile che nella scelta di tipo competitivo tra produzione alimentare e caccia-raccolta, le popolazioni della Mezzaluna trassero maggior vantaggio nell'accettare il primo stile di vita, data la scarsita' di prede a disposizione (quasi esclusivamente gazzelle); in ogni caso il primo passo verso la domesticazione e' stata la raccolta
- Inoltre le specie vegetali presenti, gia' molto produttive nella varieta' selvatica (cereali: grano e orzo, legumi: piselli), sono piante a ermafroditismo sufficiente, cioe' in grado di autofecondarsi, mantenendo ogni mutazione utile per l'uomo.
- Infine le specie selvatiche della Mesopotamia erano gia' molto simili alle corrispondenti coltivate, nel senso che subirono un minor numero di mutazioni rispetto a quelle delle altre zone dove l'agricoltura comparve spontaneamente. Si pensi al mais del Mesoamerica, il cui antenato selvatico (teosinte) aveva semi avvolti da uno spesso tegumento non commestibile e pannocchie lunghe poco piu' di un centimetro
A questo punto possiamo ipotizzare quali furono i primi inconsapevoli passi verso l'agricoltura:
alcune piante mutarono in modo da essere piu' gradite all'uomo, che le aiutava di conseguenza nella dispersione involontaria dei semi inizialmente nelle latrine o tra i rifiuti.
Spesso i cambiamenti in questione sono fatali per la pianta in natura, come per esempio il trattenere i semi maturi nel caso del grano e dell'orzo.
La trasformazione delle specie selvatiche in specie adatte alla coltivazione puo'
implicare anche modificazioni visibili, quali frutti piu' grandi e dolci.
A questo proposito significativa e' la perdita della tossicita' nel frutto da parte del mandorlo, tossicita' legata alla sintesi di un eteroside cianogenetico, l'amigdalina la quale per idrolisi libera cianuro.
Tuttavia alcune piante, commestibili, non sono mai state domesticate, Due potrebbero essere le spiegazioni, una relativa ai tempi di coltivazione , che per alcuni alberi puo' richiedere molti decenni, l'altra si puo' ricercare nella minore specificita' tra queste specie vegetali e l'H. sapiens, come ad esempio le querce, le cui ghiande sono raccolte anche da altri animali che ne tollerano i tannini.
Per queste specie generaliste la selezione operata dall'uomo, controbilanciata da quella di scoiattoli e maiali, non ha permesso quello stesso tipo di coevoluzione che si evidenzia nelle piante di interesse agrario.
Per concludere possiamo dire che la differente velocita' di diffusione delle tecniche agricole sia legata, piuttosto che ad una maggiore o minore capacita' di utilizzo delle specie potenzialmente coltivabili da parte delle popolazioni locali, alla direzione preferenziale degli assi dei continenti.
A queste latuitudini, la trasmissione fu sicuramente facilitata dall'estensione E-W del continente euroasiatico, perche' le specie vegetali non incontrarono barriere climatiche insormontabili, come per esempio il freddo del nord e le continue piogge dell'equatore (a cui le terofite non erano adattate).
Quindi fu proprio il bacino del Mediterraneo, e nel tempo l'Europa intera, ad usufruire per primo dei vantaggi legati alle coltivazioni della Mesopotamia.

Il risultato fu che alcuni popoli fecero ingresso nella storia con tecnologie avanzate, maggiore complessita' sociale e piu' malattie epidemiche con cui infettare gli altri (derivanti soprattutto dal continuo contatto con il bestiame), queste differenze sono diretta conseguenza delle diversita' ambientali (in particolare nella disponibilita' locale di piante e animali domesticabili) e non di limiti culturali di popolazioni indigene americane e africane.
Emanuela Carli Francesca Pretto
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